Tab Article
Il corpo come tempio, dove la carne diventa un'oscena offerta votiva. Antropofagia e cannibalismo, il dualismo agghiacciante tra l'onore di essere mangiati e l'orrore di essere mangiati. Vivi. Morti. La negazione della sacralità occidentale della carne, la negazione del sepolcro. Masticatori di carne umana che trasformano il sonno della morte men duro in un orrido processo digestivo. In Cannibal Family, tra le pieghe di una storia che svolge sé stessa dall'orrore della seconda guerra all'orrore vacuo del contemporaneo, c'è tutto questo e molto ancora. Trattare, aprire la trama al cannibalismo significa colpire un punto sensibile e molto profondo dell'immaginario globale. Il fumetto che avete tra le mani lo fa, e riesce a farlo attraverso una maligna sensibilità per i dettagli. C'è una grande attenzione al corpo, al suo significato e ai suoi significanti. C'è attenzione verso i fluidi, compresi quelli che il succo di ananas può rendere più appetibili. C'è una logica, se vuoi perversa, se vuoi lucidamente anti-umana, che mutila e modifica il corpo per praticità, per rendere la carne viva più gestibile, impedendogli di urlare. E poi c'è la normalità. La vita, la storia, le relazioni, la genealogia di una famiglia. Il lessico famigliare dell'inferno del corpo, dove lo sguardo del lettore vorrebbe vedere di più, sapere di più, scandagliare tra le mura oscene delle cantine e capire quando verrà servito il prossimo banchetto. (Dalla prefazione di Diego Cajelli)